A cura di Antonello Luongo
Quando arriva la notte
Siamo Soli, nel mio letto.
Il cielo si annuvola
E inizia a piovere.
È così facile, adesso,
Dimenticare che il sole
Splende oltre le nubi.
Nel cielo dei miei occhi.
Oggi voglio rendervi partecipi di questo monologo interiore. Partendo proprio dall’interno, noi stessi, il nostro primo interlocutore. La persona con la quale siamo sicuri al 100% di convivere fino alla fine dei nostri giorni.
Bisogna conoscersi. Noi chi siamo? Siamo definiti da quello che abbiamo dentro prima di tutto e da come questo interagisce e viene espresso all’esterno.
Ciò che abbiamo dentro ce lo portiamo in giro e possiamo decidere se aprirci verso gli altri e mostrarglielo o se tenerlo per noi. Io sono sempre stato molto per la seconda: ci sono pensieri che tengo dentro e porto silenziosamente in giro, perché preziosi.
Esistono pensieri facili da affrontare ed assecondare. Ne esistono altri che invece stanno lì, fanno “toc toc” e noi non rispondiamo mai, li reprimiamo e li lasciamo lì a bussare. Perché possono essere scomodi.
Credo siano questi i pensieri che non ci fanno stare bene con noi stessi. Avere a che fare con questi è la cosa per me più dura ma anche la più soddisfacente al mondo.
Esiste soltanto un grande deterrente a tutto ciò, la paura: quella sensazione di disagio nell’avere a che fare con l’ignoto, con qualcosa che ancora non conosciamo. Per questo la conoscenza è importante, più uno conosce e meno ha paura delle cose dentro e fuori di sé. Diventa necessaria l’esplorazione e non sottrarsi ad essa.
Proprio l’esplorazione secondo me è una delle cose alle origini degli attacchi di panico, quantomeno i miei. Avevo attacchi di panico nel tentativo di superare e migliorare me stesso, di superare alcuni limiti imposti dalla paura dell’ignoto. Il panico in sé rappresenta paura: le sensazioni fisiche che si provano durante un attacco di panico sono le medesime di un qualsiasi animale che si ritrovi a lottare per la propria sopravvivenza.
Esiste anche la paura di sbagliare, oltre che dell’ignoto. Io sono consapevole degli errori che ho fatto, mi hanno insegnato a conoscere, ne sono orgoglioso, anche di loro!
Sono una parte importante di noi stessi… A causa di errori si soffre e si impara. L’importante è ammettere di aver sbagliato. Essere onesti.
Verso sé stessi e verso gli altri.
Onestà e sofferenza sono alcune delle chiavi di volta della mia vita:
L’onestà offertami dagli amici e la sofferenza inferta da loro.
I miei amici non hanno avuto paura di dirmi che ero una persona orribile in un determinato periodo della mia vita, In cui io stesso mi ritenevo tale senza volerlo ammettere a me stesso. La sofferenza derivante da questi discorsi ha contribuito a rendermi la persona che sono.
Guardandomi attorno, vedo tante persone in un rapporto (di amicizia o d’amore) non essere oneste tra loro. La maggior parte di queste relazioni si basa su menzogne: “tu sei perfetto/a e vai benissimo così, sono gli altri sbagliati a criticarti” e finché continua la recita tutto rose e fiori. “Il problema diventa quando arrivano i problemi”, bisogna andare oltre la recita e ammettere che qualcosa non va, quel: “Lo so che fa male, ma lo dico per il tuo bene” che se sentito è il dolore più dolce, perché se sentito è anche condiviso.
Mi ritengo tanto fortunato ad avere degli amici onesti come quelli che ho. Che non si fanno problemi a dire cose che potrebbero starmi scomode. Che non hanno paura ad esplorare con me il mondo, senza pregiudizi.
Devo essere molto grato alle persone che hanno contribuito a farmi diventare la persona che sono. Poiché, come poche, sono dotate del coraggio, la sensibilità e la pazienza di vedere in me quella persona migliore che faticava ad esistere e mostrarsi. Loro sono andati oltre la superficialità della maggior parte dei rapporti umani che abbiamo. Andando oltre hanno reso più vivo e vero il nostro rapporto dicendomi dove e cosa sbagliavo facendo anche in modo che quel “Migliore” in me si esprimesse alla fine.
È questa la riconoscenza che devo a loro ed è a queste persone che dedico un pensiero prima di andare a dormire e anche quando non riesco a farlo e mi metto a pensare a tutti i buchi neri in cui potrei infilarmi: l’università, gli inciampi nella vita privata…
Auguro ai nostri lettori che Leukòs possa diventare questo amico brutalmente onesto, capace di offrire grandi emozioni nell’esplorazione dell’essere all’interno quanto all’esterno di noi stessi!
Ringrazio chi mi abbia seguito fino a questo punto. Spero ne sia valsa la pena di valorizzare queste cose e che qualcuno di voi le abbia trovate di valore.
Sono discorsi che certe volte ritengo banali, che certe volte diamo per scontati con noi stessi, ma alcune volte è anche importante ricordarsene.
Grazie a tutti quanti coloro che mi hanno reso la persona che sono, nel bene e nel male.
But man, proud man,
Drest in a little brief authority,
Most ignorant of what he’s most assur’d;
His glassy essence, like an angry ape,
Plays such fantastic tricks before high heaven,
As make the angels weep.
(william shakespeare)
Un pensiero riguardo “L’umanità di Leukòs”