A cura di Ilenia Garramone
La psicologia affonda le sue radici in tempi antichissimi, in quanto l’uomo da sempre si interroga sul rapporto fra sé e l’ambiente circostante. Si inizia a parlare di Psicologia Sperimentale solo nel 1879 quando lo psicologo e fisiologo Wilhelm Wundt decise di aprire il primo laboratorio di psicologia sperimentale a Lipsia e da questo momento in poi
inizia a diffondersi a macchia d’olio negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Germania e in Austria. In Italia,invece, la psicologia sperimentale inizia a prendere piede solo nel 1905 quando a Roma ci fu il V Congresso Internazionale di Psicologia nel quale la comunità scientifica riconobbe l’esistenza della psicologia italiana a livello internazionale. Si può notare dunque essere una scienza giovane che sta cercando di farsi spazio poco alla volta nelle nostre profonde radici culturali.
La professione dello psicologo al giorno d’oggi è legata in maniera indissolubile al diritto alla salute (Articolo 32), che lo ritiene non soltanto un diritto inalienabile del cittadino, ma anche della comunità d’appartenenza; infatti dal 2017 l’Ordine Degli Psicologi fa parte del Servizio Sanitario Nazionale esteso a tutti i cittadini, a prescindere dal loro status socio-economico. Lo scopo è quello di migliorare la qualità della vita e il benessere individuale e collettivo.
In Italia, e in particolare al sud, permane ancora una mentalità chiusa in questo ambito, in quanto continua a conservarsi l’idea del “poter farcela da soli” e che amici e i familiari possano bastare per sfogarsi senza spendere un patrimonio. Queste convinzioni possono condurre il pensiero umano a un’opinione stereotipata dello psicologo inteso come “strizzacervelli che cura i pazzi” , ma in realtà questo preconcetto tende a sminuire il ruolo dello psicoterapeuta e del percorso con il paziente. Per psicoterapia si intende percorso di crescita personale, conoscenza profonda di se stessi, delle proprie capacità, del proprio potenziale (molto spesso non maturato negli anni), delle paure più recondite, delle emozioni spesso inespresse o celate negli angoli più profondi di noi stessi. E’ un’opportunità che può stimolare l’individuo a ricominciare perché è un vero e proprio lavoro introspettivo che aiuta a capire chi siamo davvero e chi potremmo diventare se solo volessimo.
Anche dal punto di vista biologico la psicoterapia è un vero e proprio processo di apprendimento e per questo cambia anche l’assetto delle connessioni cerebrali; in particolare la terapia produce un potenziamento sinaptico nelle connessioni che governano l’amigdala,centro di controllo delle emozioni, (LeDoux) e un’ulteriore alterazione dell’espressione dei geni che producono mutamenti strutturali nel cervello (Kandel e Siegel). E’ questo il fortissimo potere della psicoterapia, che, nel contempo, in maniera quasi inconsapevole, ristabilisce un equilibrio emozionale, comportamentale e fisico sorprendente. Il cosiddetto “potere della parola” esiste e non è un’invenzione, riesce a sciogliere quei nodi, quei grovigli e quelle questioni irrisolte attraverso l’uso di giusti strumenti, per poi farle fiorire in linee più ordinate, funzionali e stabili nel tempo.
“La psicoterapia ha luogo là dove si sovrappongono due aree di gioco, quella del paziente e quella del terapeuta. La psicoterapia ha a che fare con due persone che giocano insieme. Il corollario di ciò è che quando il gioco non è possibile, allora il lavoro svolto dal terapeuta ha come fine di portare il paziente da uno stato in cui non è capace di giocare a uno stato in cui ne è capace.” (Donald Winnicott)