A cura di Antonello Luongo
La settimana scorsa abbiamo analizzato insieme la situazione lucana, basandoci sui dati messi a disposizione della popolazione da parte del Ministero della Salute e della Protezione Civile.
Ritengo sia stato uno sforzo utile a capire la situazione lucana, anche in riferimento a quanto sta succedendo ed è successo nelle altre regioni italiane.
Oggi, ad una settimana di distanza, continuiamo la nostra osservazione di una situazione che rimane in divenire, andando a comparare i dati trasmessi ieri con quelli analizzati settimana scorsa e le loro variazioni.
Il contenimento del contagio

La percentuale nazionale è dello 0,268%
La nostra regione mantiene stabilmente il terzo gradino del podio in questa graduatoria con un variazione minima di contagiati rispetto alla popolazione. Si passa dallo 0,051% della settimana scorsa allo 0.055% di questa settimana.
Le variazioni in altre regioni sono state più significative, specie in Toscana, Sardegna e Trentino- Alto Adige.
Il confronto con i numeri di tamponi
Questa pare sarà la reale prova del nove di quanto constatato con l’analisi precedente. In alcune regioni si sono verificate variazioni relativamente importante della percentuale di contagi rispetto alla popolazione. Che questo sia dovuto all’aumento di tamponi effettuati? E se così fosse, questa variazione minima del numero di contagi in regione può essere dovuta ad un rallentamento nell’effettuare i tamponi?

A quanto pare non è così. La percentuale dei contagiati sembra confermarsi al fronte di un considerevole aumento (dallo 0.554% allo 0.834% di questa settimana) della settimana scorsa nel numero di tamponi effettuati. (+0,28%)
Nello specifico si è passati da 3.160 a 4.759 tamponi effettuati dall’inizio della pandemia, il che sembrerebbe essere una buona notizia.
Osservando il trend nazionale (+0,526% su tutto il territorio) e le variazioni in altre regioni possiamo notare tuttuavia che esempi virtuosi sono rappresentati da Trentino Alto-Adige (+1,265), Veneto (+1,128) Marche (+0.815%), Piemonte (+0,627), Lombardia (+0.554).
Il resto delle regioni si allinea alla nostra per quanto riguarda l’aumento dei numeri di tamponi rispetto alla popolazione.
La gestione dei casi
Mentre il totale nazionale raggiunge quota 162.488, così è come i casi si dividono per regione:

A livello nazionale i guariti rappresentano il 22,85% dei casi totali, i deceduti il 12,96%.
Nelle varie regioni così distribuiti :

Osservando il grafico è possibile tirare un primo sospiro di sollievo. Adesso tutte le regioni, fatta eccezione per l’Abruzzo, registrano una percentuale di guariti superiore a quella dei deceduti.
Di particolare importanza risultano i dati di: Lombardia, Veneto, Liguria, Marche, Friuli-Venezia-Giulia, Umbria e Valle d’Aosta dove la percentuale dei guariti supera il 25%, in particolar modo in Friuli-Venezia-Giulia ed in Umbria la percentuale dei guariti raggiunge il 50% dei casi totali rappresentando il vero e proprio esempio da seguire.
Anche in Lucania i numeri fanno sperare e possono trasmettere ottimismo. La percentuale dei guariti è poco più che raddoppiata.
Un altro apprezzamento che è possibile effettuare riguardo al numero di decessi lo si ritrova nel confronto con le altre regioni. A riguardo l’Umbria si conferma eccellente (4,012%), seguita da Molise (5, 836%) e Lazio (5, 869%) sul podio. La nostra regione, per quanto riguarda la mortalità si posiziona al quarto posto (5,956%).
Abbiamo visto settimana scorsa come il Molise rappresentasse un esempio in quanto i numeri indicavano un’ampia differenza a favore dei guariti. Ad oggi non possiamo affermare lo stesso anche per la nostra regione, ma il trend resta comunque positivo e fa ben sperare in un allineamento con i cugini molisani anche per quanto riguarda il trend delle guarigioni oltre che per i decessi.
I contagi attuali
A livello nazionale gli attualmente positivi risultano essere 104.921.
Così distribuiti tra le varie regioni:

A livello nazionale la percentuale di ospedalizzazione (sia ricoverati nei reparti di malattie infettive sia in terapia intensiva) risulta essere del 29,913% mentre regione per regione la situazione è la seguente:

Questo dato sembrava rilevante la settimana scorsa per capire il livello di affollamento delle strutture ospedaliere a livello nazionale e locale e sicuramente resta utile in questo senso.
Possiamo notare che il trend non sia omogeneo. I cali delle ospedalizzazioni si registrano in:
Lombardia -5,569%
Lazio -3, 865%
Campania -2, 909%
Sicilia -4, 946%
Veneto -3,364%
Emilia Romagna -9, 642%
Piemonte -8, 413%
Puglia -6, 759%
Toscana -5, 559%
Calabria -3, 765%
Sardegna -3, 471%
Liguria -7, 056%
Abruzzo -5, 04%
Trentino Alto-Adige -9, 597%
Molise -6, 621%
Restano stazionarie in Valle d’Aosta -0, 225%
Mentre un aumento delle stesse si registra in:
Marche +4, 245%
Friuli-Venezia-Giulia +4, 973%
Umbria +2, 962
Basilicata +3, 774%
Ritengo questo un dato molto importante al quale guardare perché se ben interpretato in relazione anche agli altri dati finora analizzati può fornire molte risposte. Si potrebbe cercare di correlare il livello di aumento dei soggetti attualmente positivi ad una incapacità da parte delle strutture ospedaliere a rispondere alla domanda di posti letto, si potrebbe allo stesso modo cercare una correlazione tra i guariti ed deceduti in modo tale da spiegarsi in questo modo la diminuzione dei pazienti ospedalizzati.
Ad esempio, a questo ultimo punto si potrebbe pensare nell’osservare il trend di diminuzione dei pazienti attualmente positivi, sia in Umbria che in Friuli-Venezia-Giulia, che questo possa avere qualche legame con l’aumento dei positivi ospedalizzati. Stesso effetto che è possibile osservare, anche se in maniera ridotta, nelle Marche ed anche in Basilicata.
Conclusioni
Alla luce dei dati osservati oggi non si può che essere speranzosi per il futuro, il presentarsi di nuovi casi a livello regionale sta diminuendo e nella giornata di oggi (15 aprile) mentre scrivo è arrivata la notizia che tutti i tamponi analizzati in giornata sono risultati negativi. Il che fa sperare bene per il futuro, anche la situazione a livello nazionale sembra star migliorando e credo ci si presenterà in maniera accettabile alle nuove disposizioni che dovrebbero essere attivate ad inizio maggio.
Tuttavia non dimentico cosa mi ha spinto ad iniziare l’analisi di questi dati e le prime domande che mi sono posto. Il chiedermi se la gestione della pandemia da parte degli organi regionali e locali fosse stata giusta.
Non lo è stata. Lo è adesso, i dati lo confermano, ma posso dire di non essere orgoglioso della gestione passata dell’emergenza. Ciò che mi fa compiere quest’affermazione così secca è una sola cosa: il tempo. Ed esattamente un intervallo di due settimane.
Una settimana fa il totale dei tamponi prelevati ed analizzati in regione ammontava a 3.160, ad oggi 4.756. In una settimana sono stati processati 1.596 tamponi, circa la metà di quanti ne sono stati processati in tutto il mese precedente. Mi chiedo perché ci sia voluto così tanto tempo per poter ottenere tale efficienza da parte dei laboratori regionali, oltre che l’attivazione di nuove strutture preposte a tale attività. Un altro dato rilevante riguarda la correlazione tra i positivi ospedalizzati ed i guariti precedentemente analizzata. Il che testimonia, oltre le parole degli esperti, quanto sia utile l’ospedalizzazione per il trattamento del virus.
Due settimane
Due settimane che avrebbero potuto fare la differenza, sia per chi non c’è più, sia per i nostri dirigenti regionali per attivarsi preventivamente ed in maniera pro-attiva, anziché reattiva, all’emergenza che di lì a pochi giorni avrebbe interessato tutto il territorio nazionale.
Non possiamo permetterci un paragone con la Lombardia, dove si parla di pazienti lasciati consapevolmente a morire nei corridoi degli ospedali perché andava attuata una scelta in mancanza di posti letto e/o di risorse da destinare loro.
Quanto avvenuto in regione in concomitanza ed in conseguenza delle morti dei pazienti che sono stati ospedalizzati dopo aver aspettato due settimane il tampone dimostra che il tempismo è fondamentale. Siamo stati fortunati, a livello regionale nel riscontrare i primi casi di Coronavirus il 3 marzo, con due settimane di ritardo rispetto a quanto successo nel nord Italia.
Non possiamo permetterci il paragone, osservare quanto stava succedendo lì avrebbe dovuto prepararci al prevenirlo qui.

Un pensiero riguardo “CoVid-19: Due settimane”