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Scatti per la ripresa: Giuseppe Marone

Scatti di Paola Guglielmi
Articolo a cura di Antonello Luongo
Modelli Michele Padula, Giovanni Pelliccia, Vincenzo Miglionico

Il primo degli shooting fotografici volti a valorizzare le attività commerciali del centro di Potenza e scoprire come queste stanno affrontando il periodo successivo alla riapertura del maggio scorso si è svolto collaborando con lo storico negozio di capelli appartenente da decenni alla famiglia Marone.

L’attività comprende nella sua offerta cappelli realizzati artigianalmente ed il catalogo è abbastanza ampio, sia in termini di prezzi che di qualità da poter accontentare la maggior parte degli avventori, premettendo che questi siano adulti ed alla ricerca di uno stile più serioso.

La peculiarità di questa attività è una: la sua storia. Un’attività da poter definire quasi “antica” per la sua presenza nel centro storico. Volendo utilizzare una bruttura del termine potremmo definirla come “Vecchia”. Tale peculiarità può essere osservata sotto due luci: la prima, quella assolutamente positiva, per cui anni fa l’andare a comperare un capo d’abbigliamento artigianale, specie un cappello, non era cosa da tutti i giorni. In ciò i Marone danno ancora importanza al proprio prodotto ed al proprio cliente, proprio come se andare a comperare un cappello fosse ancora quell’atto importante da compiere. La premura (perché altrimenti non potrei definirlo) che danno per i loro prodotti è un qualcosa da osservare di persona prima o poi.
Il secondo aspetto, quello un po’ più negativo di questa antichità è rintracciabile in una lontananza, anche concettuale, dalla modernità. A causa di questo approccio anacronistico abbiamo trovato inizialmente delle difficoltà nel presentare ai Marone il nostro progetto ed abbiamo riscontrato che, purtroppo, questo approccio lontano dalla modernità e qualsiasi versione digitale del loro negozio abbia amplificato ulteriormente i danni causati dal mese e mezzo di chiusura forzata per la loro attività.

Parlando con loro non ci è stata prospettata una situazione rosea del futuro, ci è stato inoltre detto che pur essendo un’attività storica in città e pur essendo situati in pieno centro storico, nessun membro facente parte dell’amministrazione comunale, pur percorrendo quotidianamente le vie del centro anche solo per recarsi a lavoro, si è premurato di sincerarsi della salute delle attività del centro storico.

Ecco le parole di Paola, la fotografa che ha deciso di raccontare per noi questa realtà potentina:
“Lavorare per i Marone ha aperto un vero e proprio scambio fra due epoche
L’iniziale scetticismo dimostrato nei confronti di un’iniziativa come “Scatti per la Ripresa” non aveva nulla di cattivo, bensì è stata la chiara dimostrazione di come un’attività, con uno storico pluridecennale come questa, sia riuscita a conservare nel luogo e nei gestori stessi un approccio al lavoro e alla pubblicità totalmente distante dai giorni nostri.
In un negozio come quello dei Marone si respira il calore dell’artigianato, della dedizione al lavoro, della resistenza alla modernità e della tradizione.”

Con queste parole Michele ha descritto l’esperienza vissuta:
Come per le videocassette di un tempo ormai ingiallito, non è possibile raccontare la mia esperienza con la cappelleria Marone senza prima riavvolgere il nastro, così da riportarci a circa sei mesi fa, quando sulle macerie abbandonate da una pandemia apparentemente giunta al suo tramonto splendeva una nuova luce, quella della speranza.
Prima, però, un po’ di buone maniere. Chi vi scrive è Michele Padula, studente ventiquattrenne di ingegneria civile, che ormai oltre sei anni fa salutava il nido potentino con un “Arrivederci” per dare inizio a una nuova avventura, questa volta all’ombra della Madonnina milanese. Questa però, come avrete intuito, è un’altra storia.
Veniamo invece alla nostra, quella illuminata dai flash delle macchine fotografiche e dai sorrisi di una comunità, che dopo mesi di reclusione fra le mura domestiche scorgeva nello scorso Maggio un nuovo mattino. Nel mio caso, il canto del gallo arrivava da un amico fraterno, Antonello Luongo, per il quale i bui mesi di lockdown erano stati l’occasione per tracciare lo schema di un nuovo ambizioso progetto firmato Leukòs: “Scatti per la ripresa”, un ingegnoso stratagemma partorito allo scopo di dare un piccolo contributo alla ripresa dell’economia locale, attraverso shooting fotografici interamente gratuiti che pubblicizzassero le attività commerciali da poco riaperte, all’insegna di una coesione territoriale mai smarrita. Ricordo ancora divertito il momento in cui Antonello mi presentò questa iniziativa, nella quale peraltro avrei dovuto recitare il ruolo di modello, a me del tutto nuovo. Con il senno di poi non posso che ringraziarlo, da una parte per quello che quest’esperienza ha significato per me, ovvero la prima stretta di mano con un universo prima di allora sconosciuto, dall’altra, più importante, perché mi ha permesso di conoscere e collaborare con persone di valore, specchio di un panorama giovanile lucano le cui idee e qualità, forse, sono troppo spesso isolate e trascurate. In un contatto fra generazioni lontane, come quello con la gentile famiglia Marone, “Scatti per la ripresa” ha acceso una luce su ciò che dovrebbe e potrebbe essere: la cordiale accoglienza dell’esperto passato nei confronti di un brillante e volenteroso futuro.

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