Articolo e poesie di Antonello Luongo
Amore
Le nostre deprecabile vita perfette,
La luce che mi adombra, visione
Cieca, speranza affranta.
Tramonto delle mie notti.
Scherzo, espressamente serio
Nel teatro della falsa realtà.
Copia originale,
Dei nostri sogni.
Il miglio rosso
L’amore. Spesso visto come un legame uomo donna, come se altri amori non possano esistere, come se l’amore debba successivamente implicare il “fare l’amore”.
Direi si tratti di qualcosa di alquanto atipico, considerando che bene o male si vive in una società che si è plasmata sul cattolicesimo, la religione “dell’amore”. Precisamente la religione dell’agape, l’amore per il tutto. Il tutto che può essere rappresentato sia dal cane che abbaia la notte tenendomi sveglio e dandomi il tempo di scrivere queste righe, dall’albero che mi fa ombra mentre fumo una sigaretta o dallo s*****o che ti supera saltando la fila.
Credo il termine “amore” sia speso male dai molti al giorno d’oggi. Come se significasse “incatenarsi” alla persona con la quale si fa sesso. Perché non possiamo dire di amare i nostri genitori o i nostri amici? Perché l’amore di una vita è uno? Ma soprattutto cos’è l’amore?
Personalmente credo l’amore sia quel qualcosa che ci spinge ad essere “oltre noi stessi”. Il tutto ed il nulla, anche ciò che non siamo, la contraddizione di noi stessi in piena regola e che viola le regole.
In amore e per amore le cose più serie possono diventare degli scherzi, in amore e per amore lo scherzo più leggero può risultare la cosa più seria e pesante.
L’amore è quella cosa che cambia il modo di vedere il mondo, che cambia il mondo attorno e dentro di noi, che cambia noi stessi. Cambia le “regole del gioco” e crea un mondo a parte perché ci fa uscire dal nostro mondo, ci fa essere oltre noi stessi.
Povia canta “evviva i pazzi… che hanno capito cos’è l’amore”. Io direi che imparare ad amare significhi diventare folli, piuttosto che pazzi. La differenza lessicale è minima, ma essenziale: non a caso Dante nel suo Inferno attribuisce ad Ulisse l’atto del “folle volo” nel tentativo di superare le colonne d’Ercole, il limite del mondo allora conosciuto.
Ogni qualvolta una persona riesce a farmi sentire in un mondo a parte, ogni volta che le regole del gioco cambiano, che la visione del mondo attorno a me cambia e si arricchisce grazie ad una persona o un avvenimento io scrivo per essi. Perché in quel preciso momento sono sicuro di amare me stesso ed il tutto che mi circonda.
Siccome quando si ama cambia il mondo che ci circonda o precisamente la visione che ne abbiamo e di conseguenza qualcosa in noi stessi, direi che amare sia un po’ come rinascere. Per questo mi piace definire l’amore che proviamo come un “miglio rosso” da percorrere per poi rinascere ogni volta un po’ meno quel “noi stessi” che eravamo prima.
Ho iniziato a scrivere per amore, quegli amori stupidi, adolescenziali, indimenticabili. E adesso? Adesso scrivo ancora per amore. Amore per chi mi circonda, per me stesso, amore per le lezioni che l’esistenza insegna.
Tempo Il tempo passa, scorre Prima contava l’amore in più per te Ora passi che fai lontano da me. Passa, indica le ore che passo senza di te Ore vuote e buie, senza luce. Cammina, inesorabile. Deve pur passare. E se non volesse farlo? Se fosse gentile? E allora cancellerebbe tutto O in un modo o in un altro Inesorabile lui ci salverebbe O ci butterebbe fuori o dentro Non ci tratterrebbe nel limbo Lui fa solo il suo dovere. Fa scorrere lacrime Che non torneranno indietro. Amare. Le lacrime. Amare. Quello che faccio. Il male. Il nostro male. Trappola inesorabile. Ci cadono tutti. Come il tempo Inesorabile anche questo, sempre vincitore Avanza. Si fa strada in noi. Ci cambia. Gioca con noi. Ma, vedendoti. Il tempo, cede il passo all'amore. Sempre, unico, vincitore. Con amore A Noemi (28/05/2012)