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Non è un lavoro per vecchi

Foto e didascalie di Gianfranco Vaglio
Articolo di Antonello Luongo

Nell’immaginario comune è giallo, si muove in bici e cerca di andare il più veloce possibile. Non stiamo parlando della maglia gialla del Tour de France, bensì dei Glovers, i riders che svolgono servizio di consegne per Glovo. I Riders rappresentano quella categoria di lavoratori che nell’ultimo anno è cresciuta incredibilmente in numeri, anche a causa della pandemia da Coronavirus.

Per alcuni ragazzi fare questo lavoro significa emanciparsi rispetto al nucleo economico familiare. Potersi permettere delle scarpe di marca o pagare le tasse universitarie rende i più giovani maggiormente responsabili.

Abbiamo deciso di seguire i Glovers di Potenza per conoscerli meglio attraverso la lente di Gianfranco Vaglio.
Il reportage non è un lavoro per vecchi intende raccontare chi sono i Glovers, come lo si diventa e come si svolge l’attività di consegna. Inoltre ci occuperemo di capire chi si nasconde dietro la figura del glover e cosa quest’ultimo porta sulle spalle oltre il famoso zaino giallo.

Come si diventa un rider?

Prima di tutto bisogna iscriversi sulla piattaforma predisposta da Glovo per le città in cui ha collaborazioni attive con partners locali.

Bisogna rispondere ad un questionario riguardo le ore per cui si intende collaborare con la piattaforma ed il mezzo di trasporto che si intende utilizzare. Dopodiché verrà fornita l’opportunità di acquistare dallo store dedicato ai corrieri lo starter kit composto dal famoso zaino giallo, del costo di €25.5 ed acquisto obbligatorio, assieme ad altri accessori.

Zaino, powerbank, custodia protettiva per smartphone e tablet e in alcuni casi anche il gilet ad alta visibilità. Compongono lo starter pack fornito dall’azienda a chi si avvicina al settore delle consegne.

A questo punto, ricevuto lo zaino, si verrà autorizzati ad accedere all’app Glover per poter prenotare le proprie ore di collaborazione ed iniziare a svolgere le consegne.

Con lo svolgimento delle consegne il rider è in grado di acquisire un proprio punteggio di eccellenza, in base alle recensioni dei clienti che ordinano. Un buon punteggio di eccellenza fornisce al rider la possibilità di avere la priorità nel selezionare le proprie ore di collaborazione, potendone prenotare di più e di conseguenza svolgere più consegne.

A seconda di quanto si trova in alto nel ranking di valutazione della piattaforma, il rider ha la possibilità di scegliere gli slot orari di disponibilità al servizio e prenotarsi, quindi, per primo rispetto ad altri colleghi. La prima fascia utile è solitamente fissata alle 18:00. Nelle grandi città il servizio è attivo H24 per via del più alto numero di utenti, mentre in centri dove la richiesta è minore potrebbe esserci uno slot di chiusura.
Potenza. 2020

Il processo di consegna dell’ordine

Il processo di svolgimento delle consegne è molto semplice.

Il rider deve dare conferma della propria disponibilità tramite l’app 20 minuti prima dell’inizio del proprio periodo di collaborazione. A questo punto, durante il proprio turno riceverà sul proprio smartphone le notifiche inerenti agli ordini ricevuti.
All’interno dell’applicazione è possibile attivare o disattivare la funzione di auto accettazione degli ordini, in modo da ottimizzare i tempi tra l’invio di un ordine da parte dei clienti e la ricezione di questo da parte di un rider. Ovviamente, il mantenere attiva questa funzione garantisce un ulteriore aiuto per far salire il proprio punteggio di eccellenza.

Alla ricezione dell’ordine, l’app segnala il punto di ritiro dei prodotti ed il punto di consegna.
A quel punto il corriere raggiunge il punto di ritiro ed attende la preparazione del prodotto da parte dell’attività partner.

I tempi di attesa variano a seconda del partner che deve preparare l’ordine.
In alcune città il rider percepisce dei bonus per compensare l’attesa causata dalla preparazione, che non dipende da lui.
In generale i tempi di attesa sono sempre e comunque piacevoli, per due ragioni: la prima è un prolungamento del suo tempo di attività, il che al fronte di un compenso minimo legale e garantito concede un piccolo margine sul singolo ordine. La seconda ragione è che i tempi di attesa dei prodotti nei pressi di un grosso partner come McDonald’s hanno la possibilità di trasformarsi in momenti di socializzazione, convivialità e confronto con altri riders.

Una volta presi in consegna i prodotti, arriva il momento di recarsi al punto di consegna.

In questo caso è evidente quanto sia utile la componente smart di questa attività, rispetto a quelle simili ma svolte con metodi più tradizionali.
Per sapere dove recarsi l’unico punto di riferimento del rider è quanto appare scritto sullo schermo del proprio smartphone, non bisogna domandare a nessuno e non bisogna leggere nessuna comanda scritta su di un post-it.

I sistemi di navigazione attuali sono di grande aiuto per avere accesso a tutte le aree urbane presenti nella città. Permettono una precisa e rapida mobilità all’interno del contesto urbano, se anche si fosse sguarniti di una completa conoscenza di tutte le sue vie, piazze e strade. Questo rappresenta l’evoluzione del lavoro del “ragazzo delle consegne”.
Potenza, 2020

Quindi con solo un tocco sul display del proprio smartphone il rider è pronto a partire per raggiungere il cliente.

Per quanto riguarda il mezzo di trasporto prescelto la nostra esperienza ha dimostrato un dato in controtendenza rispetto alle altre città e rispetto persino all’immaginario comune.
I riders di Potenza, per la maggior parte, non cavalcano una bici, bensì consegnano in automobile.

Le ragioni della scelta sono molteplici. Partendo dalla stessa conformazione del territorio di Potenza, composto da saliscendi molto avversi alle bici che non siano elettriche. Passando anche per l’estrazione sociale dei riders il che contempla anche la questione inerente alla (quasi) totale assenza di studenti fuorisede o di mezzi di trasporto pubblici efficienti.

Macchia Romana, quartiere nella periferia della città di Potenza. È il rione con il più alto numero di richieste di consegne a civico/domicilio. Potenza, 2020

Una volta raggiunto il punto di consegna (l’abitazione del cliente) il rider segnalerà il proprio arrivo tramite l’applicazione, allo stesso modo sarà possibile contattare il cliente telefonicamente in caso di difficoltà nel raggiungere l’abitazione o mancata risposta al citofono da parte di questi.

Consegnata la merce al cliente, il rider segnalerà l’avvenuta consegna tramite la propria app. A questo punto avverrà l’effettivo pagamento da parte del cliente tramite carta di credito ed il rider vedrà conteggiata la paga per quell’ordine.
Al momento dell’ordine è possibile riservarsi di pagare anche in contanti al momento del ritiro. In questo caso l’applicazione lo segnalerà al rider segnalandogli anche quanti soldi alla mano (contanti) dovrebbe avere ed eventualmente quanti ne può trattenere a titolo di pagamento. I soldi alla mano in eccedenza dovranno essere bonificati a Glovo entro un determinato periodo di tempo.

Anche le mance sono automatizzate, nel senso che se il cliente decidesse di pagare con carta di credito può decidere se e quanto lasciare di mancia al rider.

Una specifica utile è che chi è effettua “consegne a domicilio” (che sia il rider o il ragazzo della pizza) in realtà sta effettuando consegne al civico. Il che significa che questo non è tenuto a raggiungere il cliente fin davanti il proprio portone o sul proprio pianerottolo, nel caso il luogo di consegna sia una palazzina.
Il corriere in questione può (e dovrebbe) limitarsi a notificare l’arrivo ed attendere avanti il portone o all’ingresso della struttura. Quindi se questo decidesse di prendere l’ascensore o fare le scale al posto vostro per consegnare direttamente avanti al vostro portone, ricordate che vi viene offerto un gesto di cortesia che costa soprattutto tempo prezioso.

I riders, oltre il lavoro

Dopo averli visti in azione, abbiamo deciso di conoscere alcuni dei riders potentini. Abbiamo dunque avuto l’opportunità di poter conoscere Giovanni e Max, due ragazzi ventitreenni attivi sulla piattaforma da quando questa è sbarcata a Potenza ad inizio maggio.

Max e Giovanni sono due universitari e come tanti universitari hanno pensato di lavorare part-time per poter pagare i propri studi e permettersi qualche sfizio mantenendosi indipendenti dalle proprie famiglie. Stando a contatto con loro, sempre presenti nella famosa coda al McDonald’s di cui vi parlavamo prima, siamo riusciti ad avere una quantificazione dei guadagni da parte di chi, come loro e tanti altri, ha fatto del rider la propria professione.

I guadagni di un rider sono allineati a quelli di qualsiasi altra professione svolta in orario part-time e possono consentire ad un universitario un buon tenore di vita. Il dover prenotare le ore per poter collaborare con Glovo è la vera peculiarità di questa professione, tale peculiarità è dotata sia di aspetti positivi che negativi. In positivo questa offre il massimo della flessibilità, potendo decidere di lavorare “quando e quanto si vuole”. In negativo siamo di fronte ad una professione che non offre un guadagno costante e garantito dovendocisi affidare all’arrivo di ordini da svolgere per poter percepire il proprio compenso.
Esiste un compenso minimo (nel caso dell’area di Potenza €3,50/h) garantito nell’eventualità di non avere consegne da svolgere durante la propria ora di collaborazione. Anche le consegne sono coperte da un minimo legale garantito di 4€ per ordine, a cui possono sommarsi alcuni extra per compensare il minimo previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dedicato ai Riders.

Esempio di fattura per 32 minuti di lavoro

Siamo sicuri di affermare che il mestiere del Glover sia assolutamente adatto a ragazzi che vogliono approcciarsi al mondo del lavoro per la prima volta, per mettere da parte qualcosa. Oltretutto tutelati da un contratto ed una minima assicurazione, questi fortemente criticati dall’opinione pubblica in quanto in grado di offrire il minimo sindacale delle tutele disponibili.

Sfido chiunque, in ogni caso, a pensare a quante altre attività siano in grado di offrire ad un ragazzo ventenne, per la stessa mansione, la stessa paga oraria ed un contratto contenente le stesse tutele che vengono fornite ai riders.
Pensateci, lavapiatti, pony pizza, commessi, magazzinieri, apprendisti in cantiere, baristi.

Una nota negativa: il peso sulle spalle di un rider

Dopo avervi parlato di Max e Giovanni, gli stimoli che li hanno portati a diventare dei Glovers e dei guadagni che i riders possono aspettarsi, crediamo sia chiaro quello che dovrebbe essere l’inquadramento di questa figura e cioè di un ragazzo che non ha una famiglia a carico.

Purtroppo non sono rari i casi di persone che, in mancanza di altre possibilità di occupazione decidono di caricare sulle proprie spalle, assieme allo zaino giallo, le necessità delle proprie famiglie. Sono questi i casi in cui vengono evidenziati le pecche e gli aspetti negativi di un’occupazione che dovrebbe essere destinata ad altri scopi più veniali.
È di qualche giorno fa la notizia del rider aggredito a Napoli, a cui è stato sottratto lo scooter e che ha continuato il proprio turno utilizzando l’auto di un amico, pur di poter portare il pane a casa.

Le attività partner

Le attività di ristorazione che si affiliano al settore delle consegne sono diverse. Dalle paninerie alle grandi catene ed anche i ristoranti. Questo permette loro di avere un incremento dei guadagni e di rafforzare la presenza sul territorio, soprattutto in un periodo storico così travagliato a causa della pandemia da Sars Cov 2. Potenza, 2020

Le attività partner di Glovo sono in continua espansione, anche nella città di Potenza.
Glovo stessa può contare sul solido vantaggio di avere un accordo di esclusiva con McDonald’s per quanto riguarda il delivery. Il solo McDonald’s di potenza processa tra le 40 e le 60 consegne giornaliere.

Per diventare partner di Glovo esiste solo un requisito: rientrare nella zona di attività selezionata da Glovo. Questa, a mio avviso, rappresenta un’ulteriore garanzia per il rider, in quanto potrà essere certo di non doversi trovare a svolgere una consegna in un luogo eccessivamente periferico o situato in campagna.

La copertura di Glovo all’interno della città di Potenza

La presenza di più attività partner permette a Glovo di poter disporre di un’offerta abbastanza ampia: panini, sushi, kebab, pizza, gelati. Proprio perché chiunque può decidere di affiliarsi a Glovo ed entrare a far parte dell’offerta da esso proposta.
Tra le attività affiliate a Potenza è presente anche il Trinity Esport pub, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo.
I termini dell’affiliazione variano spesso e molte volte sono state presentate offerte vantaggiose da parte della piattaforma di delivery per chi volesse approcciarsi ad una prima affiliazione. Tenendo sempre in mente che, per poter pagare i riders e i propri costi di mantenimento, la piattaforma richiede delle commissioni a tutti i suoi affiliati, sui singoli ordini.

Il commento di Gianfranco

«Ciò che mi ha fatto riflettere di questo lavoro è stata la variazione sul tema. Io sono classe ’84 ed ero abituato a vedere il classico ragazzo delle consegne con zainetto, giacchetto di jeans e che, con in testa l’indirizzo, o al massimo su un pezzo di carta, consegnava le pizze. E non era un servizio poi tanto diffuso nella città da cui vengo, Potenza, una cittadina nel Sud italiano. Oggi invece se ne vedono tanti di food riders, e devo dire che sono più attrezzati loro di molti automobilisti. Del resto devono servire zone che io stesso disconoscevo della mia stessa città, ed in più sono preparati ad ogni condizione climatica, pioggia, neve, sole o nuvole loro viaggiano. E questo aspetto mi ha portato ad un’altra riflessione. L’impegno. Secondo me le nuove generazioni sono bombardate da stimoli esterni molto impattanti. Per cui è facile farsi piacere una Play, un ultimo iPhone oppure una serata di sgarri tra amici. Ma per comprarsi tutte queste cose spesso il becco manca e magari non si ha la possibilità di comprarsele, a meno che non si chieda ai genitori. Quindi vedere questi ragazzi che, fuori dai denti, mi hanno detto che lo fanno anche per comprarsi le scarpe fighe, ci si pagano una vacanza o pagano le tasse universitarie, mi ha colpito. Mi ci rivedo in questo. Sono sempre stato un tipo che quando ha voluto qualcosa se l’è presa facendo le stesse cose che hanno fatto loro. I miei mi davano 50 mila lire e via, con quella ci dovevo tirare avanti il più possibile. Tiravo anche a Campari certe volte. Ho venduto la mia seconda Play Station per pagarmi il piercing al sopracciglio dato che a casa non mi pagavano questa roba. E per farmi il primo tatuaggio solo Dio sa cosa mi sono dovuto inventare. Ho vissuto a Roma perché studiavo lì e facevo il cameriere nei week end per avere qualche soldo extra per pagarmi l’abbonamento ai mezzi o le sigarette e le bevute. Soldi che integravo a quelli che mi davano i miei. Mi sorprende, quindi, l’intraprendenza, oltre che delle nuove generazioni in generale, di questi ragazzi che si sbattono non poco, dato che è un lavoro che ti porta a trottare, l’ho fatto con loro. Inoltre hanno quest’aria da imprenditori, sono lì pronti a calcolare quanto gli frutta quell’ora in più di lavoro contando mance e aspettando che sia apra il prima possibile un nuovo slot orario».

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