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Capitale della cultura

A cura di Federico Mussuto

Siamo arrivati al fatidico giorno dell’inaugurazione: Matera, che nel 1952 venne definita da De Gasperi “Vergogna Nazionale” e nel 1993 divenne Patrimonio dell’umanità, oggi diventa “Capitale della Cultura Europea”.

Ci sono stati dei cambiamenti enormi su come viene vista la città da fuori, un tempo vista solo da italiani, oggi dall’intero mondo, ma perfino dall’interno, perché nessun materano aveva sperato nel dopoguerra nel valorizzare una bellezza primitiva, pura e ricca di storia di essere un centro adatto in primis per cultura e poi per turismo.
Ci sono stati tantissimi investimenti su questo evento, visto come ogni grande evento, volano di una economia non solo cittadina ma regionale.
Eppure, i numeri emersi dalle ricerche fatte dal Sole 24 Ore vedono Matera non proprio come la capitale della cultura:
-64° posto per offerta culturale su 107 province
-73° posto per disoccupazione giovanile su 107 province
-78° posto per qualità della vita su 107 province
-107° posto per numero di librerie su 107 province
Al di là dei dati che contano ma fino a un certo punto, possiamo vedere come la maggior parte dei materani pensa che la propria città sia stata valorizzata nel nuovo millennio con Mel Gibson, dimenticandosi di tutti i lavori fatti da Olivetti e Pasolini, che videro in questa città dei potenziali oscuri a tutti, ma non al più grande pensatore dell’industria italiana e all’intellettuale del Novecento.
Siamo nel 2019 e abbiamo voglia di andare a Matera ma ci rendiamo conto che non possiamo raggiungere il capoluogo di provincia sui binari, perché uno dei tanti regali che lascerà il 2019 sarà proprio un diritto di base che spetta a tutte le città occidentali e civili: una stazione.
Potrà così finire la storica goliardia potentina di salutare i materani, in un derby, a inizio del Nuovo Millennio con un gap evidente:”We PlayStation, you Without Station”.
È l’anno in cui Matera dovrebbe togliersi tutte le piccolezze che aveva dal punto di vista infrastrutturale e non solo, come tutto il Mezzogiorno.
Ma se ci soffermiamo un attimo, e proviamo a vedere cos’è stato di Marsiglia, a sua volta capitale della cultura nel 2013, possiamo notare qualche divergenza nel pre-evento e il seguito.
La città della Provenza ha iniziato i lavori per la candidatura a partire dal 2007, puntando alla riqualificazione di aree dismesse e abbandonate, costruendo nuovi quartieri basati su tecnologie innovative. Riconversione dei quartieri malfamati e periferici è stato l’obiettivo centrale per il sindaco e l’intera comunità politica.
Dopo 6 anni dall’evento, Marsiglia nel 2020 completerà il rinnovo totale della città.
Matera con il 2019 porterà con sè l’innovativo progetto dell’Open Design School e mostre internazionali, a partire da quella di Dalì.
Marsiglia intitolò l’evento in nome del suo potenziale principale, il mare: “Il mediterraneo e il dialogo fra le due sponde” un tema oggi più che sentito, e Matera non è stata in grado di ritagliarsi un ruolo sulla continuità del concetto lanciato in Francia e oggi discorso centrale per la politica italiana, perché, parliamoci chiaro, se si è Capitale della Cultura, bisogna innalzare il sapere lì dove serve. Ma anche questa, è stata l’ennesima miopia di una classe politica in lotta solo per prendersi meriti sulla candidatura e non fermarsi a progettare un futuro per Matera, Potenza e la Basilicata intera.
Ciò che sarà di questo anno, lo si vedrà nel lungo periodo, ma come possiamo notare dalle ultime vicende dell’attualità, la regione Basilicata nell’anno della Cultura, ha in crisi il suo principale quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Speriamo che dai Sassi possa giungere una voce per tutelare l’informazione messa in crisi, e di portate un esempio pragmatico di ciò che significa cultura, presidiare ogni diversità di linguaggio e pensiero.
Che questo evento possa fare riflettere ogni cittadino lucano rileggendo alcune strofe di Mango che risuonano come eco e monito:”Un paese, mediterraneo da scoprire,con le chiese, mediterraneo da pregare, siedi qui, e getta lo sguardo giù…”
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